venerdì 8 marzo 2013

Requiem

L'esecuzione del Requiem di Verdi è ormai una consolidata tradizione in Auditorium per l'Orchestra e il Coro Giuseppe Verdi come lo era alla Scala nell'epoca di Claudio Abbado.Alla Scala, ma non solo, ricordo solo quella per l'anniversario manzoniano del 1974 in san Marco, le esecuzioni erano sempre di competenza di Claudio Abbado. Le esecuzioni non erano sempre uguali. In alcuni anni erano migliori che in altri, vuoi per la vena del direttore o per i cantanti. Quando tutto funzionava bene, con il coro diretto da Romano Gandolfi, una soprano come la Freni, un basso come Ghiaurov e la direzione intensissima di Abbado che tirava fuori dall'orchestra un impressionante colore scuro, allora il risultato era straordinario.
In Auditorium alla direzione del Requiem si sono alternati molti direttori con alterni risultati. Ieri sera è stata la volta di John Axelrod e il risultato è stato ottimo.
Molto bella la direzione di Axelrod attento nella concertazione (l'unico momento per il quale non sono rimasto particolarmente impressionato è stata la preparazione del Tuba mirum dove Axelrod non ha caricato di intensità le trombe del giudizio che portano all'entrata terrificante del coro e di tutta l'orchestra; in quel passaggio, ma non solo ovviamente, Toscanini era ineguagliabile e lo si sente addirittura gridare all'orchestra). Axelrod è un direttore che legge bene le partiture che dirige e le anima di vita. Nell'esecuzione del Requiem Axelrod è stato molto abile nel sottolineare il senso della musica verdiana, la sua profondità. Se tutto ciò puntava decisamente a tirare fuori da questa musica la sua componente melodrammatica, poco male (ad esempio all'inizio dell'Hostias ha fatto uno sforzato in forte negli archi che non sarebbe scritto da Verdi che dal piano passa al triplo piano, ma che comunque creava un certo pathos). Verdi è Verdi e a dire il vero non sono ben sicuro su cosa si intende per musica religiosa o sacra. Personalmente reputo che questa musica sia religiosa nella misura in cui con questa musica Verdi, che era miscredente, si interroga sul destino umano, con grande profondità, sgomento e giusto timore di fronte al mistero della morte.
Buoni i cantanti, soprattutto la mezzosoprano Maria José Montiel, che è una vecchia conoscenza in Auditorium, e il basso, il riminese Mirco Palazzi che ha cantato con bella e sicura voce. Brava anche la soprano Victoria Yastrebova ma dotata di una voce un po' debole che a tratti scompariva nei momenti più drammatici. Discreto il tenore Khachatur Badalyan.
Il vero punto di forza dell'esecuzione si è dimostrato ancora una volta il coro affidato alle cure di Erina Gamberini dopo la morte del suo fondatore, Romano Gandolfi. Ieri sera il coro, che credo canti il Requiem sempre in memoria di Gandolfi scomparso qualche anno fa in questo periodo, ha cantato con una passione e una forza incredibile, tirando fuori un timbro d'acciaio nei fortissimi e grande morbidezza nei passaggi più sommessi. Oltretutto il gioco delle voci e la loro differenziazione è stato preparato in modo perfetto per cui il risultato è stato ottimo sotto tutti i punti di vista.
Ottima la prova dell'orchestra che presentava come violino di spalla Nicolai von Dellinghausen.
Pubblico numeroso e grande successo per tutti.

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