domenica 9 ottobre 2011

Haydn e contemporanei

Questa mattina, in Auditorium, c'era il secondo appuntamento per la serie MAGGIOREminore che in 10 appuntamenti accosta autori ritenuti dai più autori importanti ad altri che con il passare del tempo sono trascolorati al ruolo di comprimari.
Avevo mancato il primo appuntamento per altri impegni ma a questo non sono mancato, anche in una giornata di chiusura del traffico, ma con i mezzi, un tram e un filobus in 20 minuti sono arrivato, anzi siamo perchè c'era anche mia moglie, comodamente.
Questa mattina il compositore maggiore era Haydn accostato a due minori come Kotzeluch e Stamitz.
Leopold Kotzeluch, boemo, ai tempi era così famoso che si rifiutò di prendere il posto di Mozart a Salisburgo, quando Mozart andò a Vienna, perchè non abbastanza di prestigio e quando Mozart morì nel 1791 ne prese il posto a Praga al doppio dello stipendio. Era tale la sua fama che quando ci fu l'incoronazione dell'imperatore nel 1791 egli compose una cantata che fu altamente elogiata mentre Mozart compose La clemenza di Tito di cui non parlò praticamente nessuno. Beethoven lo considerava un "miserabile", Mozart era in competizione con lui e non lo stimava molto, Haydn praticamente, pur conoscendolo, non ne parla mai. Eppure la sua musica, almeno quella della sinfonia in sol minore ascoltata stamattina, non era per niente male; una musica nello stile Sturm und Drang dello Haydn di mezzo; niente di innovativo, ma interessante.
A seguire è stato eseguito il concerto in re maggiore di Stamitz per viola e orchestra, brano famigerato fra gli studenti dello strumento. In realtà, oltre ad essere un pezzo da esame, è un bel concerto con un secondo movimento veramente poetico che si conclude con una cadenza lenta della viola accompagnata da un violoncello in un clima di totale lontananza da fine dei tempi; un brano veramente stupendo. Ottimo Gabriele Mugnai, prima viola dell'orchestra Verdi, che come bis, suonando una viola d'amore, ha eseguito una versione solo orchestrale del coro a bocca chiusa della Butterfly di Puccini, in quanto Puccini in quel momento usa proprio quello strumento. Naturalmente calde lacrime per quella musica così dolce. Però devo confessare che detesto sempre di più Puccini per quel suo masochismo sulle donne che tanto più diventa crudele tanto più si manifesta con musiche dolcissime e bellissime, profondamente commoventi. Lo odio altrettanto profondamente.
Per terminare Haydn e la sinfonia N. 88 in Sol maggiore. Composizione meravigliosa sommamente ammirata da Brahms ed eseguitissima da un po' tutti i direttori, Toscanini, Furtwaengler, su su fino ad Abbado e Rattle. Qui si capisce cosa distingue un buon artista da un artista di genio. Ad esempio il fatto che nel primo movimento Haydn, contro ogni logica non utilizzi timpani e trombe, oppure quella semplicità discorsiva del secondo tempo così nobile e popolare assieme, oppure il trio del minuetto con quei suoni falsi su un accompagnamento da zampogne per finire poi nel finale che gira come una trottola e che contiene un passaggio estremamente complesso in canone che va avanti per decine di battute; qui si che mi ha preso un po' (tanta) di emozione, dovuta solo alla bellezza e non al sentimentalismo. Alla fine mia moglie mi ha detto "Che bello questo Haydn!" ed io non ero capace di pronunciare una parola sola; chissà cosa ha pensato, che sono uno scorbutico, probabilmente.
Comunque anche il ruolo dei "minori" è stato importante perchè spesso hanno portato delle innovazioni che sono state poi usate dai "maggiori"; inoltre il fatto che siano maggiori o minori è dovuto alla prospettiva con cui li vediamo. Chissà fra cento anni quali compositori a noi contemporanei saranno considerati maggiori e minori!
Belle esecuzioni da parte di una Verdi concentrata e ben diretta da Giuseppe Grazioli.
Pubblico abbastanza folto nonostante il blocco del traffico.

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