Qualche settimana fa, a Verona, nell’ambito della consueta rassegna di orchestre che si svolge tra settembre e ottobre, si è tenuto un concerto diretto da Daniel Barenboim con la Filarmonica della Scala. Il concerto era identico a quello tenuto nell’ambito del festival MITO e prevedeva musiche di Rossini, Mozart e Beethoven di cui veniva eseguita la III sinfonia “Eroica”.
Non ho sentito il concerto ma ne ho letto una recensione sul giornale di Verona, L’Arena.
Tralasciando ciò che diceva dell’esecuzione di Mozart e di Rossini, su Beethoven l’articolista diceva alcune cose. Innanzitutto diceva che l’orchestra per Beethoven si molto infoltita. C’erano tantissimi archi, tanto da avere problemi a starci tutti sul palcoscenico ed inoltre tutti i fiati erano raddoppiati. Ciò, a detta dell’articolista, produceva talvolta degli “ingorghi” sonori. Inoltre, relativamente all’interpretazione vera e propria si mettevano in luce i tempi sostenuti, i contrasti drammatici, il colore scuro, cupo, l’imponenza del tutto.
Non l’ho sentito ma posso ben immaginare avendo sentito in un’altra occasione Barenboim dirigere quella sinfonia.
Vorrei fare un paio di osservazioni.
Trovo assurdo, nel 2011, fare ancora i raddoppi orchestrali per aumentare il peso della musica di Beethoven e accentuare la differenza tra Beethoven e ciò che l’aveva preceduto. Io credo che la novità di una sinfonia come l’Eroica sia insita nella musica in sé; l’orchestra dell’Eroica è uguale a quella delle ultime sinfonie di Haydn con l’aggiunta solo di un terzo corno; ciò che è diversa è la qualità della musica, la sua forza interiore, la forza dei suoi temi, dei suoi sviluppi, il colore dell’orchestrazione e per realizzare bene tutto ciò non è necessario raddoppiare tutta l’orchestra passando da un’orchestra di 60/65 elementi ad una di 120.
Per quanto riguarda i tempi si sa che Beethoven ha messo i tempi di metronomo, nel 1817, e che questi, in genere, sono piuttosto rapidi. Ma rapidi rispetto a cosa? Credo rapidi rispetto ad una idea interpretativa ottocentesca che tendeva a far diventare Beethoven un Titano; la stessa cosa succedeva a Bach con esecuzioni lentissime e con organici improponibili allo scopo di creare un’immagine di solennità. Per Bach si è dovuti arrivare agli anni ’60 perché qualcuno cominciasse ad usare strumenti originali e cominciasse ad adottare tempi molto più snelli e vivaci rendendoci un Bach finalmente pieno di vita; e la stessa cosa accadeva anche ad un autore come Vivaldi, italianissimo, di cui ricordo un vecchio disco che possedevo con le quattro stagioni che era soporifere e mortali come non mai. Certo i metronomi di Beethoven sono piuttosto rapidi e segnano forse più una direzione verso cui tendere che una reale possibilità esecutiva, ma ci si può e ci si deve tendere, e inoltre, come osservava Claudio Abbado, si devono conservare le relazioni tra i tempi di metronomo dei vari movimenti perché altrimenti si ottiene un’immagine deformata del pezzo. Cioè se Beethoven prescrive, come prescrive un tempo di 60 per la minima puntata nel primo movimento lo posso anche rallentare leggermente se lo reputo troppo veloce ma poi nella marcia funebre dove prescrive 80 per l’ottavo dovrei cercare di mantenere una certa proporzione salvo che così diventerebbe di sicuro troppo lento se il primo movimento l’ho rallentato troppo. Del resto Abbado con le sue esecuzioni a Berlino nel 2000 e a Roma, con la stessa orchestra, nel 2001, ha dimostrato quanto diventi interessante, spiritoso e vivo Beethoven con tempi più rapidi e senza raddoppi, ed anche Georg Solti, in un documentario, testimoniava che diventando più vecchio, tendeva sempre di più verso i metronomi beethoveniani abbandonando la visione solenne e retorica del Beethoven della tradizione.
Ora, che Barenboim, ancora oggi, diriga Beethoven secondo stilemi così vecchi e superati fa una certa impressione. Aggiungerei, per finire, che farebbe bene un po' a tutti andarsi a risentire talvolta il Beethoven di Toscanini o di Felix Weingartner, il direttore d’orchestra che prese il posto di Mahler a Vienna nel 1908, assolutamente sorprendenti nelle sue esecuzioni degli anni ’30.
Ricorderei inoltre la puntata di "C'è musica e musica" in cui Berio sperimentava l'utilizzo di un'orchestra simile a quella della prima esecuzione, ridottissima. Questo accadeva 40 anni fa ed era un esperimento per verificare e mettere sotto osservazione le strutture del brano e per fare una riflessione su Beethoven e la sua epoca in cambiamento; sarà stato un esperimento ma era molto interessante e stimolante.
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