venerdì 23 settembre 2011

Boulez dirige Boulez


Ieri sera al Conservatorio, nell'ambito del festival MITO, Pierre Boulez ha diretto la sua composizione Pli selon pli con l'Ensemble intercontemporain, il Lucerne Festival Academy Ensemble e la soprano Barbara Hannigan.
Obiettivamente era un evento al quale non si poteva mancare, a meno che uno non avesse degli appuntamenti assolutamente irrinunciabili.
Personalmente avevo già sentito Boulez quando era venuto alla Scala sul finire degli anni '70, mi pare, con i complessi dell'Opera di Parigi dirigendo la Lulu di Alban Berg con il finale completato da Friedrich Cerha e un concerto sinfonico con musiche di Messiaen e Stravinskij di cui aveva diretto la più esaltante esecuzione dal vivo che io abbia mai ascoltato della Sagra della primavera. Lo aveva ascoltato anche in un concerto a Parigi.
Vedere dirigere Boulez è bellissimo perchè batte il tempo talmente bene, seguendo al millimetro ogni cambio di tempo o di ritmo, sollecitando le dinamiche, dando gli attacchi anche i più fulminei che guardandolo e seguendo il suo gesto anche tu capisci la musica che si sta eseguendo. Lo diceva lui stesso, mi pare in un'intervista in "C'è musica e musica", storica trasmissione di Luciano Berio trasmessa dalla Rai nei primi anni settanta a proposito dell'interazione tra direttore, orchestra e pubblico.
Ora, a 86 anni suonati, non ha perso nulla della sua lucidità e della sua maestria.
Pli selon pli, brano di grandi atmosfere ottenute con calibratissime orchestrazioni, è stato così dipanato in una maniera talmente convincente ed evidente da suscitare, almeno in me, autemtica commozione e godimento estetico, cosa ben strana trattandosi di musica contemporanea del secondo dopoguerra (Pli selon pli risale agli anni (1957-1962).
Grandissimo successo per la bravissima soprano chiamata ad imprese talvolta veramente ardue e per i bravissimi strumentisti.
Tra il pubblico, due file davanti alla mia c'era Maurizio Pollini, grande interprete del Boulez pianistico, con moglie, dietro di me lo scrittore Alberto Arbasino, e poco più scostato il compositore Giacomo Manzoni, autore di una fortunatissima Guida all’ascolto della musica sinfonica e molte altre facce note tutte riunite lì per un evento al quale, obiettivamente, era un delitto mancare.
Al mio fianco, fortunatamente, una piacevolissima e radiosa ragazza che non doveva sapere molto del brano dal paio di domande che mi ha fatto, ma che ha ascoltato il tutto con grande impegno seguendo il testo poetico di Mallarmé.
Moltissimi giovani tra il pubblico, finalmente!

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