martedì 22 marzo 2011
Concerto per il 150° dell'unità
Domenica abbiamo avuto il presidente Giorgio Napolitano in Auditorium per il concerto del 150° anniversario dell'unità nazionale, in concomitanza anche con le cinque giornate di Milano.
Si deve subito dire che il concerto è stato bellissimo per diversi motivi.
Il primo motivo è che si è potuto ascoltare l'Inno degli italiani, l'inno di Mameli, per intero in tutte le sue strofe; una buona occasione per ripassare un componimento di qui fino a poco tempo fa si faceva fatica a ricordare quattro versi, impuntandosi su Scipio, ma chi è sto' Scipio!
Poi il concerto si è articolato con l'esecuzione di pagine musicali "alte", l'ouverture dal Guglielmo Tell di Rossini, presa a passo di carica nel finale, quella del Vespri siciliani di Verdi, e, sempre di Verdi cori famosi dal Macbeth, I Lombardi e naturalmente il Va pensiero dal Nabucco. Accanto a questi brani si sono ascoltati altri brani popolari del periodo: l'Inno Nazionale, in occasione delle solenni esequie pei morti nella rivoluzione di Milano scritto per ordine del Governo Provvisorio con musica di Stefano Ronchetti su parole di Giulio Carcano (è il nome della via vicina a quella dove sono nato, via Brioschi, fondatore del Politecnico di Milano!), la Fantasia funebre alla Memoria del Colonnello Nullo, un eroe garibaldino che correva ovunque ci fossero torti a cui rimediare e morì in Polonia mentre lottava per la loro libertà divenendo un eroe nazionale, da cui monumento a Varsavia, di Giovanni Bottesini, il Paganini del contrabbasso, in prima esecuzione moderna e l'Inno di Garibaldi scritto da Luigi Mercantini, che è colui che ha scritto anche La spigolatrice di Sapri, e musicato da Alessio Olivieri.
Nella giustapposizione di questi brani, tutti autenticamente popolari nel senso più vero del termine, si è potuto capire in modo realmente tangibile quanto le musiche delle opere del tempo fossero veramente popolari tanto da entrare nello stile di brani che non avevano grandi pretese artistiche ma che servivano ad unire la gente e i loro sentimenti.
Ad esempio nell'Inno di Garibaldi il refrain per banda sembra uscito dal Rigoletto mentre la strofa principale dal Trovatore, musiche assolutamente irresistibili che unite su parole come
Si scopron le tombe, si levano i morti
i martiri nostri son tutti risorti!
Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,
la fiamma ed il nome d'Italia nel cor:
corriamo, corriamo! Su', giovani schiere,
su' al vento per tutto le nostre bandiere
Su' tutti col ferro, su' tutti col foco,
su' tutti col nome d'Italia nel cor.
Refrain:
Va' fuori d'Italia,
va' fuori ch'e' l'ora!
Va' fuori d'Italia,
va' fuori o stranier!
non potevano che dare coraggio, ardimento, slancio.
Grandissimo successo per tutti. In particolare si deve ricordare Jader Bignamini, clarinetto piccolo in orchestra ed anche direttore, che in una settimana si è prodotto come direttore due volte con grandissimo successo, raccogliendo alla fine i complimenti di un napolitano commosso.
Grande il coro che ha cantato l'Inno di Garibaldi con uno slancio guerresco da mettere i brividi e i cori verdiani con grande sentimento.
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