Con il XXV concerto della stagione sinfonica e il VI concerto de la Verdi Barocca di lunedì di pasquetta si è conclusa questa settimana bachiana che ha visto, nel primo concerto, l'esecuzione della Passione secondo Giovanni, BWV 245, scritto da Bach per il Venerdì santo del 1724, 7 aprile, e successivamente, nel secondo concerto, l'oratorio di Pasqua, BWV 249, scritto per la Pasqua del 1725, 1° aprile, e le cantate BWV 66 e 67 per il lunedì di Pasqua e per la prima domenica dopo Pasqua del 1724, 10 e 16 aprile.
L'esecuzione di una delle passioni bachiane è ormai una tradizione dell'orchestra introdotta da Riccardo Chailly che l'ha ereditata dalla sua esperienza di direttore al Konzertgebouw di Amsterdam, tradizione introdotta dal loro storico direttore Mengelberg. Da quando Chailly ha lasciato l'orchestra le esecuzioni sono state affidate a Ruben Jais, ora direttore de la Verdi Barocca. L'esecuzione di quest'anno mi pare sia stata più matura e consapevole nella tornitura dei cori e dei corali sollecitati a notevoli momenti di espressività. Del resto la musica di Bach è sempre così vitale che non la si può eseguire asetticamente come un'infilata di arie, recitativi e cori. Sorella non minore della grande passione secondo Matteo, la passione secondo Giovanni ha sempre sofferto di una certa sottovalutazione a partire già dal secolo XIX con lo Spitta. La passione secondo Giovanni è meno ampia di quella secondo Matteo ma non meno intensa, anzi, è più drammatica ed incalzante nello svolgimento e ciò dipende dalla narrazione biblica. Basta ascoltare il primo coro per rendersi coro della grandiosità e profondità di quest'opera che dopo il 1724 fu eseguita nel 1725, 1728 e 1746 con diverse varianti legate all'occasione esecutiva. Bella esecuzione che si è avvalsa di ottimi cantanti, soprattutto Makoto Sakurada nell'Evangelista, Christian Senn, come basso e David Hansen, contraltista.
Questi medesimo cantatanti con l'aggiunta della grande soprano Debora York sono stati i protagonisti del successivo concerto.
Erano anni che non ascoltavo l'oratorio di Pasqua e ho scoperto che me lo ricordavo tutto. Musica stupenda! Musica che mette voglia di muoversi e danzare. Bach è inimitabile nel modo che ha di esultare. Veramente Bach è inimitabile per un milione di motivi. Uno, ad esempio, è il suono. Bach con un solo strumento, un flauto, un oboe, un violino, eventualmente accomèagnato da un basso, costruisce un intero edificio musicale, una architettura multiforme a più dimensioni invadendo creando uno spazio sonoro sempre nuovo, vitale ed inesauribile. E' incredibile come riesca a farlo se lo si paragona ad altri autori, ad esempio Berlioz, che pur aggiungendo strumenti su strumenti producono solo un livello sonoro più alto ma non hanno suono. La cosa curiosa di questo oratorio è si tratta della parodia di una composizione precedente scritta per il compleanno del duca Cristiano di Sassonia ed eseguita il 23 febbraio 1725 (BWV 249a, perduta) e successivamente fu riutilizzata per un'altra cantata profana (BWV 249b, perduta) scritta per il compleanno del conte Joachim Friedrich von Flemming il 25 agosto 1726. La versione pasquale fu successivamente oggetto di una revisione per un'esecuzione tra il 1732 e il 1735 quando assunse anche il nome di oratorio.
Anche la cantata BWV 66 è una parodia, precisamente della BWV 66a, perduta, scritta per il compleanno del principe Leopold von Anhalt-Kothen, 10 dicembre 1718 di cui riutilizzò cinque brani; in particolare l'ultimo della cantata originaria divenne il brano iniziale della nuova cantata dove la felicità per la celebrazione del compleanno del principe diventa la felicità per la resurrezione, il tutto realizzato da Bach con una naturalezza assoluta.
La cantata BWV 67 è invece originale e non reca tracce di opere precedenti.
Grande successo da parte del pubblico che segue queste musiche barocche con una passione veramente grande. Un bravo a Ruben Jais.
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