venerdì 19 febbraio 2010
Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 19
Brahms scrisse il suo concerto per violino nell’estate del 1878 a Pörtschach in Carinzia un anno esatto dopo la seconda sinfonia. Il concerto fu dedicato all’amico violinista Joseph Joachim che lo eseguì al Gewandhaus di Lipsia il 1° gennaio 1879 sotto la direzione dello stesso Brahms. L'esecuzione non fu proprio un fiasco ma l’accoglienza del pubblico fu piuttosto fredda ed anche la critica si espresse in termini piuttosto negativi. Indubbiamente il concerto non aveva quelle caratteristiche di virtuosismo e brillantezza che ci si sarebbe aspettati da un concerto per violino romantico ma Brahms era Brahms e non poteva trasformarsi improvvisamente in Eduard Lalo o in Pablo de Sarasate o in Henryk Wieniawski. Ne venne fuori quindi un concerto serioso, meditativo, difficile da suonare ma fatto di un virtuosismo interiorizzato che solo nel finale tzigano trova una via verso l’estroversione e una maggiore brillantezza. Il secondo movimento è probabilmente il brano più conosciuto del concerto per la bellissima melodia dell'oboe con la quale inizia e che prepara l'ingresso del violino che approfondisce ancora di più il sentimento di questa musica e lo eleva ad un grado di ancora maggiore bellezza.
A proposito di questo movimento il grande violinista Pablo de Sarasate diceva: "Non posso negare che si tratti di buona musica. Ma non potrete certo pensare che io sia così privo di buon senso da salire sul palco con il violino in mano per ascoltare un oboe che nell'Adagio esegue l'unica melodia di tutto il concerto!". Questa affermazione rende evidente quanto questa musica fosse fraintesa e come non la si considerasse neanche ricca di melodia. Si deve ricordare però che l'accusa di mancanza di melodia è un'accusa che ricorre molto spesso nella storia della musica quando ci si trovava di fronte ad una composizione che si muoveva su parametri diversi dai consueti o da quelli che ci si sarebbe attesi. Anche la II sinfonia di Brahms fu accusata di essere povera di melodia. Non parliamo poi della musica del '900!
Nel concerto avrebbe dovuto suonare il famoso violinista Daniel Hope che due anni fa era venuto a suonare un bellissimo primo concerto per violino di Shostakovich. Hope però ha dato forfait per motivi di salute ed è stato sostituito da Francesca Dego, alla seconda apparizione quest’anno in Auditorium dopo il Sibelius dello scorso autunno. La Dego, classe 1989 di Lecco è una grande violinista. Suono bellissimo e puro in tutti i registri con note acute veramente immacolate e tecnica portentosa come ha dimostrato nel bis paganiniano, il XXIV capriccio. L’unico appunto che mi sento di farle riguarda il secondo movimento dove era giusto il tempo ed anche la dolcezza del suono, mancava solo un po’ di intensità, un sentimento ancora più profondo in equilibrio perfetto tra razionalità e calore umano. Ma Francesca è giovane e le si deve lasciare il tempo per maturare e approfondire. Del resto in tutto il concerto è stata molto brava con un primo movimento giustamente interiorizzato ed un finale preso in modo piuttosto deciso e tosto in questo coadiuvata a dovere dalla direttrice Zhang, un tipo piuttosto tosto anch’essa.
Il secondo brano in programma era la sinfonia N. 4 di Ciaikovskij. Questa è la prima sinfonia in cui Ciaikovskij esprime un sentimento molto personale. La sinfonia ha una strana struttura perchè il primo movimento dura quanto gli altri tre assieme. Questa dilatazione del primo movimento, incentrato su un motivo ricorrente, fa capire che la sinfonia ha un programma e lo scrisse lui stesso alla sua amica e protettrice, la contessa von Meck. Si tratta di un programma che gira attorno ad un tema del fato che si manifesta subito dopo la fanfara iniziale del I movimento. Questo tema domina in vari modi l'intero movimento, ora in modo evidente ora sotterraneo e tornerà anche nel IV movimento quando ne interromperà come una meledizione il clamore per essere però successivamente vinto da una positività più forte. Molto bello il II movimento con la triste melodia dell'oboe; un movimento che da un lato esprime una visione più serena ma che si conclude con una nota ancora di mestizia e di solitudine.
Con la successiva V sinfonia Ciaikovskij avrebbe cercato di dare una forma più classica alla sua musica scrivendo una sinfonia i 4 movimenti dalle proporzioni più normali. Confesso però che preferisco questa IV sinfonia dall'andamento così rapsodico, pieno di fantasia ed un po' folle.
L'esecuzione della Zhang è stata energica ma anche sensibile e delicata dando l'impressione che questa musica le piacesse veramente molto per la convinzione con la quale l'ha diretta.
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