venerdì 12 febbraio 2010

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 18


Questo concerto ha visto il ritorno del direttore d'orchestra americano John Axelrod accompagnato in due brani vocali di Britten e Lutoslawski dal famoso e bravo tenore Ian Bostridge.
Il brano di Britten, Quatre chansons françaises, su poesie di Hugo e di Verlaine fu scritto nel 1928 quando Britten non aveva aancora compiuto i 15 anni. E' incredibile ed interessante la profondità con la quale Britten mette in musica queste poesie, in particolare quando tocca il tema dell'infanzia nella seconda chanson, Sagesse di Verlaine che si conclude sui versi
di', che hai fatto, tu che sei qui,
della tua giovinezza

dove la musica si esprime con toni angosciati o nella terza chanson, L'Enfance di Hugo, dove si contrappone il bambino che canta alla madre che muore e che si conclude con i versi
Il dolore è un frutto. Dio non lo fa crescere
sul ramo ancora troppo debole per portarlo.

Forse Britten aveva già fatto esperienze di dolore che lo portavano ad avere una grande sensibilità per determinati temi. Insomma una bella composizione che dimostra come Britten fin dall'inizio della propria attività di compositore fosse interessato dal rapporto tra parola e musica che investigherà in tutta la sua musica futura.
Il brano di Lutoslawski, del 1965, è basato su poesie del poeta surrealista Jean-François Chabrun. Il brano dal punto di vista musicale ha delle parti aleatorie. Il canto è sospeso ed estatico, quasi ipnotico e ben traduce la fissità e ripetitività del testo.
I due brani sono stati ottimamente eseguiti da Ian Bostridge che ha una bellissima voce chiara e luminosa ed una grande intonazione.
Gli altri brani, che hanno incorniciato i due brani vocali, erano il Carnevale romano e la famosa Sinfonia fantastica di Berlioz.
Il Carnevale romano nacque nel nel 1843 dalla sfortunata esperienza dell'opera Benvenuto Cellini che era stato un fiasco. Berlioz la compose utilizzando vari temi dell'opera, ed uno anche della cantata "La morte di Cleopatra" del 1829. Ne venne fuori un brano frizzante e sfrenato che fu eseguito nel 1844 con grandissimo successo. Segnalo una esecuzione di Abbado che la diresse nel primo concerto in assoluto che sentii alla Scala nel 1969.
La Sinfonia Fantastica probabilmente è il brano più conosciuto di Berlioz per via degli ultimi due movimenti, la Marcia al supplizio e il Sogno di una notte di Sabba. Già da questi titoli, e se si aggiunge che gli altri si intitolano, Sogni. Passioni,un brano che passa da momenti esitanti ed estatici a deliri ed improvvise accensioni passionali, Un ballo, un valzer, e Scena dei campi, si capisce che questa non è una sinfonia normale.
In effetti la sinfonia narra la storia di un giovane innamorato di una giovane, rappresentato in musica da una idea fissa, e ne descrive le sorti e le passioni fino al delirio finale, sotto l'effetto di una dose eccessiva di oppio, del supplizio, morte e indiavolato sabba di streghe che lo conduce urlante alla catastrofe.
Quando fu eseguita la prima volta, il 5 dicembre 1830, la sinfonia ebbe un grande successo soprattutto per il ballo e i due movimento finali che mandarono in delirio il pubblico. A me invece, con il tempo che passa, piace sempre di più il terzo movimento, la Scena nei campi, che a tutta prima può sembrare troppo lungo ed anche un po' noioso. Invece in questo movimento Berlioz realizza una delle sue caratteristiche più interessanti, ovvero quello della spazialità in musica. Questo movimento è come un quadro fermo. Due pastori suonano uno più vicino e uno più lontano, la scena è assolutamente calma ed immobile, solo ad un tratto in una parte del quadro compare la donna amata e la scena si anima leggermente; poi tutto torna calmo e tranquillo; all'orizzonte si vedono alcune nuvole che forse porteranno un temporale di cui si sente il rombo lontano. Se si paragona questo movimento al movimento lento della Pastorale di Beethoven si vede come la musica di Berlioz, oltre al concetto dello spazio in musica renda evidente anche il concetto della musica come rappresentazione, in questo caso di una scena immobile e chiara.
L'esecuzione di Axelrod e dell'orchestra è stata ottima. Mi spiace solo che non siano stati eseguiti i ritornelli, pratica questa abbastanza ossequiosa alle regole accademiche, del primo e del quarto movimento perchè eseguirli rende evidente ciò che Berlioz scriveva di se stesso, ovvero che il suo stile ardito non tendeva a stravolgere gli elementi di base dell'arte ma li accresceva e li potenziava.

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