sabato 11 maggio 2013

Pane e cultura

L'11 maggio 1946 la Scala riapriva dopo i bombardamenti della guerra, ricostruita in un anno. Oggi si taglia la cultura quando il primo pensiero dei milanesi stremati dalla guerra fu quello di ricostruire il loro più grande teatro. Lo ricordava ieri l'assessore alla cultura Filippo del Corno nel suo intervento durante la presentazione della prossima stagione dell'orchestra Verdi. Si dirà che c'è la crisi e che i problemi sono "altri". Chissà perché i problemi sono sempre "altri" e mi piacerebbe che qualcuno di questi "altristi" desse una risposta sul perché i milanesi dopo la guerra pensarono subito, accanto alla ricostruzione delle case e al ripristino dei servizi essenziali, alla ricostruzione della Scala, che tutto sommato poteva anche essere considerata non prioritaria e quasi superflua e lo fecero in un anno quando oggi, con i mezzi che abbiamo, ce ne voglio minimo dieci per costruire una linea di metropolitana. Il risultato è che andando avanti di questo passo, senza investire in nulla, prima o poi usciremo dalla crisi ma saremo distrutti. A tutto ciò si deve resistere altrimenti siamo destinati alla catastrofe.


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