martedì 9 aprile 2013

Charles Ives - A Symphony: New England Holidays

Questa composizione è stata la prima composizione di Charles Ives che abbia mai sentito. Ciò avvenne grazie a una iniziativa editoriale dei Fratelli Fabbri che pubblicavano in edicola dei fascicoli dedicati alla "Musica moderna". Ogni settimana andavo all'edicola che c'era (c'è ancora?) in fondo a via Brioschi all'angolo con viale Cermenate. Erano gli anni 1967/69. Così comprai dischi di Stravinskij, Debussy, Berg, Varese, Ravel, ecc. e giunse anche Ives. All'inizio ero disorientato da questo strano autore americano. Poi mi feci catturare da quelle atmosfere. Ci sono dei momenti fantastici in questo pezzo ispirato dalle quattro feste nazionali americane e filtrate attraverso la memoria. I pezzi sono costruiti come una nebulosa vaga e rarefatta di suoni. In questa nebulosa della memoria affiorano canti, inni e ad un tratto si cristallizza un'immagine che viene portata in primo piano nitida e pura. Ad esempio nell'ultimo pezzo la musica si frammenta sempre di più, svapora e da questa nebbia come di un ricordo lontano (da minuto 32, circa) dove nulla è chiaro improvvisamente esce un'immagine chiarissima come se fosse emersa intatta dalla memoria. Dopo una struggente cadenza del clarinetto l'immagine si allontana. Ci sono anche ricordi personali come al termine del secondo pezzo, meraviglioso, dove Ives rievoca un esperimento che faceva suo padre. Il padre di Ives era direttore di banda. Divideva la banda in due e assegnava ad ognuna una musica diversa. Poi le faceva partire da due punti diversi facendole marciare una contro l'altra finché si incontravano creando così un effetto cacofonico. Cacofonia totale che torna nel terzo brano, dedicato al 4 luglio, con tutte le musiche della grande fiera che si sovrappongono tra loro, come accade davvero quando ci si trova in un grande luna park. E che dire del tono assolutamente mahleriano del finale del primo brano. Eppure Ives, che di mestiere faceva l'assicuratore, nulla sapeva di Mahler come non sapeva praticamente nulla di quanto stava avvenendo nella musica di quel tempo in Europa all'inizio del '900. Grande merito gli fu riconosciuto anche da Schoenberg quando anni dopo conobbe la sua musica in America.
Magari riuscissi ad ascoltarla ancora dal vivo dopo una lontanissima esecuzione al Conservatorio!

Nessun commento:

Posta un commento