giovedì 14 febbraio 2013

Vivaldi e Bach a confronto

Programma piuttosto impegnativo ieri sera per l'orchestra della Verdi barocca con musiche di Bach e Vivaldi.
Di Bach sono state eseguite le quattro Suite orchestrali, BWV 1066/1069 (nel video la seconda suite inizia al minuto 27:30, la terza al minuto 54:25, la quarta al minuto 1:20:45) che Bach compose in un periodo piuttosto lungo, prima del 1725 la prima suite BWV 1066, il 1738/39 la seconda BWV 1067, attorno al 1730 la terza BWV 1068 e il 1725, con aggiunte successive, la quarta BWV 1069, dal momento che il primo tempo di questa suite divenne la base per la cantata del Natale 1725 Unser Mund sei von Lachens, BWV 110. Il genere della suite nasce probabilmente dagli estratti di opere e balletti francesi e si presenta con un'ampia ouverure seguita da un insieme di danze. Il genere divenne molto popolare anche in Germania tanto che di Telemann, probabilmente il più prolifico autore di tutti i tempi, ne sono sopravvissute 135 che rappresentano solo una parte di quelle che egli scrisse.
Bach ne scrisse solo quattro (una quinta BWV 1070 è considerata spuria ed opera probabilmente di suo figlio Wilhelm Friedemann Bach) in un periodo piuttosto lungo e quindi non furono concepite come un insieme unitario. Gli organici sono differenziati tra le varie suite e si va dallo splendore della terza, che contiene la famosissima Aria scritta però per soli archi, e quarta suite che prevedono oboi, trombe e timpani, all'intimità della seconda con il flauto traverso e i soli archi.
Di Vivaldi sono stati invece eseguiti due concerti per viola d'amore, quello in Re maggiore RV 392 e quello in re minore RV 540 che prevede anche la presenza di un liuto.
Stravinskij di Vivaldi disse più o meno che aveva scritto 500 volte lo stesso concerto. Da un certo punto di vista non aveva torto senza considerare però quale e che varietà di concerti Vivaldi ha scritto, per quanti strumenti solisti e immettendo nella forma del concerto musica sempre molto interessante e di grande livello. Certo non si può dire che siano tutti dei capolavori ma è indubbio che nel loro insieme costituiscano un caleidoscopio irrinunciabile della musica barocca. Questi due concerti per viola d'amore, uno strumento assolutamente affascinante, ne sono stati, nella loro diversità, una prova evidente. E' stato molto interessante anche il confronto con Bach, tra la musica più autenticamente italiana e quella tedesca, anche se con influenze francesi e italiane evidenti, scritta da un autore, Bach, estremamente strutturato, solido come la roccia ma anch'esso con una vena di follia e di puro divertimento che ne fanno, non il noioso e pedante compositore che quando ero più giovane mi volevano far credere che fosse, ma uno dei più eccitanti compositori che siano mai nati, un compositore assolutamente moderno e sempre da scoprire e riscoprire.
Le esecuzioni, dirette da Ruben Jais, sono state in genere molto buone. Forse in Bach, in qualche danza, una tacca in più di metronomo non avrebbe guastato per rendere più vigorosa e scattante la musica ma nell'insieme tutto ha funzionato piuttosto bene.
Le esecuzioni di Vivaldi sono state splendide, in particolare quella del concerto in Re maggiore RV 392 che prevedeva come solista la prima viola dell'orchestra sinfonica, Gabriele Mugnai, che ne ha dato, assieme a Ruben Jais, un'esecuzione molto originale ed energica.
Molto pubblico con la platea quasi piena e grande successo anche per tutti i solisti, oltre a Gabriele Mugnai, Claudio Andriani, prima viole dell'orchestra barocca, e Giangicomo Pinardi, liuto, che hanno suonato nel concerto di Vivaldi RV 540 e Francesca Torri, primo flauto dell'orchestra barocca, che ha ben ben suonato nella difficile seconda suite bachiana.

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