domenica 24 novembre 2013

Mahler e l'ottava sinfonia

Che l'ottava sinfonia di Mahler, del 1906, sia molto diversa da tutte le altre sue sinfonie è un fatto piuttosto evidente. Già in passato Mahler aveva introdotto le voci nelle sue sinfonie, la seconda, la terza e la quarta, ma lo aveva fatto come prolungamento della sua attività di liederista o, come nella seconda, per concludere la sinfonia con un grande coro. L'ottava invece è una sinfonia scritta per voci dall'inizio alla fine sul testo del Veni creator spiritus e della scena finale del Faust, con due soli passaggi, splendidi, per sola orchestra, nella prima parte e all'inizio della seconda parte. Non è facile dire perché Mahler, dopo le tre sinfonie strumentali, decise di scrivere questa sinfonia. Trattandosi di Mahler, è facile avventurarsi in spiegazioni psicanalitiche che a dire il vero mi pare lascino sempre un po' il tempo che trovano. Forse ha ragione Quirino Principe quando scrive che "Dopo la la Settima, dopo la scoperta che la musica non è esaurita e può continuare, dopo la disillusione del procedere rettilineo, le ultime opere di Mahler sperimentano tutto ciò che la storia della musica svilupperà: il tonalismo ad oltranza, il primitivismo in direzione esotica, il bruitisme, persino la Neue Musik." Con l'ottava sinfonia Mahler percorse la via del tonalismo, un mi bemolle maggiore sovrabbondante, del pieno orchestrale sorretto da solidi bassi, della luce, tutte caratteristiche piuttosto anomale per Mahler che delinea, come scrive sempre Quirino Principe, "un disegno bello, non finto ma effimero". Un disegno che sarà infranto già dalla successiva composizione del Das Lied von der Erde del 1908 che seguirà il tragico anno 1907. Peraltro questa sinfonia non è avulsa dal resto della produzione di Mahler. Ascoltandola ci si accorge di quanti momenti ricordino alcune sue sinfonie precedenti, soprattutto certi passaggi della seconda,  della terza e della quarta e come in altri momenti siano già presenti delle caratteristiche che saranno tipiche della sue composizioni successive in certe rarefazioni timbriche o nel trattamento degli archi.
L'ottava sinfonia quindi ha da sempre suscitato molte discussioni e può piacere molto, moltissimo, per niente o la si può trovare solo interessante ma non bella la qual cosa confermerebbe quello che un giorno Mahler disse a Bruno Walter: "Non è difficile fare cose interessanti; difficile è farle belle." A me personalmente piace, parzialmente, perché ritengo che Mahler abbia colto in pieno almeno due elementi, il soffio vitale e potente dello spirito che percorre in modo incessante tutta la prima parte e l'elemento femminile che salva Faust: tutta la preparazione al coro mistico finale che parte dall'inudibile per ascendere alle altezze più grandi è un momento di straordinaria suggestione ed emozione.
Detto questo si deve dire dell'esecuzione di ieri sera, al MICO con un'acustica non molto buona, purtroppo, e funestata anche dal ronzio dei proiettori dei testi sui due schermi, la seconda dopo quella di giovedì, che è stata splendida sotto tutti gli aspetti. Solisti molto buoni con qualche piccola pecca, cori, quello della Verdi e l'Orfeon Donostiarra, perfettamente efficienti, il coro dei bambini della Verdi assolutamente ottimo e l'orchestra che ha suonato con grande intensità e bravura sotto la guida di Riccardo Chailly che credo sia attualmente il più importante interprete di Mahler e che era alla sua ottava esecuzione di quest'opera, se non ho inteso male una sua intervista, e che conosce molto bene questa partitura avendo avuto la possibilità di dirigerla già parecchie volte. La direzione di Chailly è stata molto asciutta, senza tante concessioni sentimentali, intensa, saldissima, moderna, sicura. Chailly aveva un gesto per tutti, sapeva sollecitare tutte le sezioni sempre con un gesto misurato, parco ma di grande forza e con un controllo totale su una materia musicale molto complessa.
Una serata coronata da un grande successo per tutti che ha premiato uno sforzo organizzato assolutamente fuori del comune (570 persone sul palco!) di cui si deve rendere grandissimo merito alla fondazione Giuseppe Verdi, a tutto il suo personale, alla dirigenza, a tutta l'orchestra e ai cori.
Si è conclusa così l'avventura dell'esecuzione di tutte le sinfonie di Mahler iniziata nell'ottobre 1999 quando fu inaugurato l'Auditorium con la seconda sinfonia diretta sempre da Riccardo Chailly. Non resta che ricominciare e andare avanti con nuove avventure musicali.

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