Ieri sera è ripreso in Auditorium il ciclo dedicato ad Antonin Dvorak affidato al maestro Aldo Ceccato che però, a causa di un banale incidente, è stato sostituito all'ultimo momento dal giovane direttore australiano Daniel Smith, un trentenne, credo, che dimostra decisamente meno dei suoi anni tanto è ragazzino e sbarazzino con quello strano modo che ha di muoversi sul podio.

Fortunatamente è arrivato Enrico Dindo che con il suo meraviglioso violoncello ha eseguito il concerto per violoncello op. 104 in si minore del 1894, probabilmente il concerto più bello della letteratura e, credo, il più eseguito. Gran concerto che evita inutili virtuosismi e mette in evidenza, invece, una grande sensibilità, umanità e una grande capacità di elaborazione con i temi che ritornano alla fine in forma ciclica come un ricordo, una nostalgia.
Grande esecuzione di Enrico Dindo, acclamato, che ha fatto un bis bachiano.
Per finire la VI sinfonia op. 60 in Re maggiore del 1880. Le sinfonie di Dvorak soffrono il confronto con l'ultima che scrisse, la sinfonia dal Nuovo Mondo, che ha eclissato tutto il resto o quasi. E' un peccato perché ad esempio questa sinfonia contiene un sacco di bella musica e anche se l'omaggio a Brahms, almeno formalmente, è abbastanza evidente, ad esempio nel finale, Dvorak ha saputo calare nella forma la sua musica dove si ascoltano di sfuggita tante altre voci, da Wagner a Smetana e su tutto le inflessioni della meravigliosa Boemia (vedi ad esempio il Furiant che inizia al minuto 25 del video segnalato). Per quanto mi riguarda amo tutto Dvorak, perfino la sua prima sinfonia, e lo trovo un autore francamente entusiasmante che meriterebbe di essere molto più conosciuto di quanto non lo sia.
Le esecuzioni di Daniel Smith sono state buone. A dire il vero, con un'orchestra come la Verdi, avrebbe potuto cavare ben di più. Mi sembrava come trattenuto, non del tutto spontaneo; in genere non mi è parso che sia andato molto in profondità con le sue interpretazioni per cui, alla fine, a parte il concerto grazie a Enrico Dindo, non è che fossi particolarmente avvinto o esaltato da quanto avevo ascoltato.
Pubblico non foltissimo. Buon successo.
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