Si discute spesso sulle interpretazioni dei vari brani musicali di cui è ricca la letteratura. Allora c'è chi in una certa sinfonia di Beethoven, poniamo, preferisce Karajan (quello degli anni '50, o degli anni '60), oppure Furtwaengler o Bruno Walter. Talvolta le interpretazioni sono così diverse da sembrare quasi un altro pezzo.
Esistono poi le rielaborazioni a partire da temi non originali. Ciò avveniva già nel Medio Evo dove, magari, si prendeva spunto da una canzone del tempo e ci si costruiva sopra una messa, oppure si partiva da un'aria famosa e ci si scriveva sopra una serie di variazioni (vedi ad esempio Mozart o Beethoven), ma la stessa cosa succede ad esempio nel jazz.
Giovanni Allevi con questa nuova opera recupera queste antiche prassi ormai avvizzite e dai risultati spesso modesti, come si vede dagli esempi sopra indicati, immettendo in esse nuova linfa vitale.
Partendo da una canzoncina semplice semplice, Pulcino Pio, ne ricava un pezzo di struggente intensità, crepuscolare, in pieno stile Allevi. Stavo quasi per mettermi a piangere.
Sarebbe un peccato se Allevi non proseguisse su questa strada.
venerdì 31 agosto 2012
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Anch'io, commossa da questa composizione, così semplice eppure così sofisticata nella sua essenza, ispirata da questo nuovo rinascimento musicale (cit.), ho finalmente compreso opere affini, sebbene più grezze e ampollose, come ad esempio l'Arietta della Sonata op. 111; intendiamoci, un nulla a confronto del Nostro: solo un lumicino che ha appena rischiarato il sentiero sul quale questo grande Musicista, Filosofo e Compositore ha mosso i suoi passi slanciati verso l'eternità dell'Arte.
RispondiEliminaRassicurato nel trovare ampia convergenza di vedute sulla strada della vera Arte colgo l'occasione per porgere i più commossi saluti
RispondiElimina:-)
RispondiEliminaps: il captcha (o come si chiama) per sventare il sospetto che chi commenta sia un robot... è sempre un rompicapo!!! Ci vuole un robot veramente per decifrarlo!!