venerdì 10 giugno 2011

Americans!

Per l'ultimo concerto della stagione, la Verdi ha scelto un programma tutto americano con autori piuttosto popolari quali Bernstein, Copland, Artie Shaw e Gershwin.
Di Leonard Bernstein sono state eseguite le Danze sinfoniche da West Side Story, che riuniscono alcune danze vere e proprie (cha-cha, mambo), a versioni sinfoniche di canzoni famose (Somewhere, Cool), al prologo che apre il musical. Certo mi sarebbe piaciuto poter ascoltare tutto West Side Story con quei brani fantastici come America o Tonight o Somewhere.
Di Aaron Copland è stato eseguito il concerto per clarinetto, orchestra d'archi e arpa del 1948 ed eseguito la prima volta nel 1950 da Benny Goodman, dedicatario del concerto, che nel 1938, con la sua rassicurante aria da bravo impiegato, fece un famoso concerto jazz alla Carnegie Hall di New York, tempio della musica classica e così, per ironia della sorte, un bianco sdoganò quella musica di derivazione afroamericana che era considerata soltanto una musica da ballo da suonarsi in un bordello piuttosto che in una sala da concerto. Il concerto di Copland appartiene a quel periodo di mezzo in cui Copland semplificò il suo linguaggio scrivendo musica di facile ascolto come Rodeo che è una tipica musica western, Billy the Kid, Appalachian Spring, o musica da film come Our town o The red pony. Il concerto non si articola nei tradizionali tre tempi essendo composto da due tempi collegati da una cadenza del clarinetto. Il primo tempo ha un andamento misurato e tranquillo, un po' alla Satie (Gymnopedie), mentre il finale ha un andamento rapido dove brevi incisi vengono variati con una tecnica che richiama più un modo di procedere jazzistico piuttosto che quello classico del concerto.
A seguire il concerto per clarinetto e orchestra di Artie Shaw, uno che ha scritto musica famosa come questa. Il concerto fu scritto per il film Second Chorus nel 1940; un concerto molto anomalo costruito per episodi contrapposti in successione, piuttosto vivace e divertente, più da jazz band che da grande orchestra come testimoniavano i 4 sax e il modo di dialogare del clarinetto con singoli strumenti dell'orchestra.
Il concerto è terminato con due brani di Gershwin, Un americano a Parigi, testimonianza delle incursioni americane in Europa per andare a lezione di musica dai vari Ravel o in rue Ballu a Parigi da Nadia Boulanger, e la suite sinfonica da Porgy and Bess messa insieme dopo la sua morte da Robert Russell Bennett nel 1941 su commissione di Fritz Reiner, di cui è stata eseguita una suite della suite con i brani più famosi.
La Zhang ha diretto tutto abbastanza bene; forse un po' rigidina, soprattutto in Bernstein dove avrebbe dovuto avere un po' più di swing. In genere però ha diretto sempre prendendo un po' troppo di petto i vari brani dove invece dovresti prendere un tempo più moderato e flessibile.
L'orchestra ha ben suonato con fiati massicci e percussioni energetiche; una sbavatura nel corno in Somewhere ed una nel primo violino in Un americano a Parigi; piccola pecca.
Il solista al clarinetto era Martin Fröst, clarinettista svedese, un fenomeno impressionante di bravura, che ha fatto questo bis.
Sala stracolma, successo per tutti e un arrivederci a settembre.

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