sabato 24 ottobre 2009

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 5


Giovedì sera quinto concerto della stagione de la Verdi con musiche di Brahms e di Schubert.
Di Brahms è stato eseguito il concerto per violino e violoncello op. 102.
Si tratta dell’ultima opera sinfonica di Brahms. Dei concerti che Brahms ha scritto questo è sicuramente il meno famoso e conosciuto. È un concerto severo ed austero che non concede nulla al pubblico assetato di virtuosismi ed equilibrismi. È un brano nello stile dell’ultimo Brahms, con un materiale musicale molto scarno ma utilizzato con grande sapienza e scienza musicale. Di conseguenza è una musica un po’ difficile, una specie di trio per violino, violoncello e pianoforte con l’orchestra al posto del pianoforte. I temi musicali sono molto scarni. Invano si cercherebbero grandi melodie e slanci od effusioni sentimentali. Tutto è un po’ raggelato. Per questo motivo, probabilmente, prende abbastanza poco il grande pubblico; una composizione di grande intelligenza musicale ma priva di quei connotati che la possano rendere realmente popolare.


Di Schubert sono stati eseguiti due brani; un balletto dall’opera “Rosamunda” e la sinfonia n. 9 in Do maggiore detta “La Grande”.
Quando si considera la musica di Schubert ci si dovrebbe sempre ricordare che si tratta della musica di un adolescente prima e di un giovane poi. Schubert, infatti, morì giovanissimo a 31 anni, più giovane di Mozart. Inoltre non era un musicista professionista che tiene concerti. Non era neanche un dilettante, però, perché aveva fatto solidi studi musicali. Aveva studiato con Salieri, che gli aveva tirato fuori la melodia dall’animo, ed era un ottimo pianista. Come compositore fu piuttosto anomalo. Infatti, della circa 1000 composizioni di cui si compone il suo catalogo, il 70% circa sono lied, ovvero canzoni. Schubert aveva un vero genio per la comprensione poetica di un testo e la sua traduzione in musica. Musicò poesie di grandi poeti come Goethe, Schiller e Heine ma nella maggior parte dei casi mise in musica poesie d’amici, testi senza grandi pretese che fornivano un’immagine, suscitavano un sentimento ora amoroso, ora di disillusione, ora di disperazione o di gioia, ora di felicità nell’amicizia, ora di nostalgia. Si appropriava musicalmente del testo a tal punto che, conoscendo il lied, non è possibile leggere il testo senza sentire nell’orecchio la musica. Questo genere fu il primo in cui si cimentò e quello che lo accompagnò fino all’ultimo giorno della sua vita. Schubert però compose anche altra musica. Soprattutto per pianoforte a due e quattro mani, e poi altra musica da camera, trii, quartetti, quintetti, sonate per violino e pianoforte. Compose anche parecchia musica sacra. In un genere cercò sempre di farsi strada senza però alcun successo, ovvero l’opera. Iniziò a scriverne fin dalla prima giovinezza ma non produsse altro che bozze incompiute od opere che non vennero mai rappresenta o che se rappresentate non ebbero alcun successo e furono ritirate immediatamente. L’opera “Rosamunda”, composta nel 1823, è una di queste. Sono sopravissute alcune musiche orchestrali, intermezzi e balletti, e alcune parti cantate tra cui un lied “Der Vollmond Strahlt” che è l’unico lied di Schubert per voce e orchestra (esiste peraltro anche la versione per voce e pianoforte). Possiede delle musiche bellissime, di una poesia purissima. Uno di questi brani fu riutilizzato da Schubert medesimo come secondo tempo di un quartetto e successivamente come tema per il terzo impromptu dell’opera 142.
Schubert non si cimentò mai nel genere concerto. Invece, anche qui fin dall’adolescenza iniziò a scrivere sinfonie, per sé, tutte mai eseguite se non 50 o 60 anni dopo la loro composizione. Schubert aveva davanti a sé l’immagine di Beethoven. Poteva cimentarsi con Beethoven? No di certo. Di Beethoven non aveva la forza, l’organizzazione logica né il senso etico. Tra il 1813 e il 1818 scrisse le prime sei sinfonie dove mise progressivamente a punto un linguaggio più personale, discorsivo, aggraziato; in questo senso la V e la VI sinfonia sono dei veri capolavori. Negli anni successivi abbozzò vari lavori, era alla ricerca di un linguaggio nuovo e di una forma nuova, finchè nel 1822 scrisse due movimenti di una sinfonia che non completò; la mise in un cassetto e lì rimase per anni finché fu ritrovata ed eseguita nel 1865, la famosa "Incompiuta". Da varie altre bozze nacque invece la sua ultima sinfonia completata nell’anno della morte, il 1828. Un’opera smisurata, assolutamente nuova nella concezione. Una delle caratteristiche dello Schubert sinfonico è il suono così tipico della sua orchestra. Nessuno riesce a far suonare gli strumenti in modo così puro come fa Schubert; un clarinetto, un flauto, un oboe aleggiano nell’aria, solo con Schubert il suono degli strumenti si diffonde nella sala in modo così puro. Un’altra caratteristica è la dilatazione dei temi musicali. Questa caratteristica della cantabilità e del suono della musica di Schubert deriva dal fatto che la sua musica nasce in primo luogo dal canto, che resta sempre il mezzo d'espressione più naturale in Schubert. Gli sviluppi sono lenti e si passa da un momento musicale all’altro per progressioni che rielaborano in continuazione il materiale e che pian piano mutano la nostra visione della musica e ad un tratto ci si accorge di essere in una nuova dimensione; la musica in certi momenti sembra spegnersi creando sospensioni temporali dove pare che sia entrato tra le file dell’orchestra una nuova persona. Schubert ha bisogno di pazienza, ci vuole calma e non si può avere fretta di arrivare subito alla conclusione. Schubert nella sua musica ci chiede di attivare tutte le nostre facoltà non solo uditive nel senso fisico, ma in un senso quasi extrasensoriale; è come se la musica uscisse fuori dalla sua mente per puro istinto, per un flusso di coscienza involontario.
L’esecuzione di Rilling è stata, direi, normale. Io, personalmente,avrei un’andatura più rilassata soprattutto in alcuni luoghi eletti, il secondo movimento e il trio dello scherzo, dove la musica si effonde come in una danza carica di nostalgia, nostalgia di cosa in un giovane di trent'anni! (Ascoltare il magnifico Bohm al minuto 4.30)

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